Accolta la richiesta di opposizione alla richiesta di archiviazione per la morte del giovane Antonio Fiordiso, di San Cesario di Lecce, detenuto nel carcere di Taranto e morto a soli 31 anni nell’ospedale della città ionica l’8 dicembre del 2015. E’ stata per la zia di Antonio, Oriana Fiordiso e per l’avvocato Paolo Vinci, presenti questa mattina presso il Tribunale di Taranto, un’udienza intrisa di momenti struggenti e significativi. Secondo il giudice per le Indagini Preliminari, Pompeo Carriere, il Pm inquirente avrebbe dovuto disporre la riesumazione della salma e un accertamento autoptico urgente, in presenza di qualificati motivi di sospetto circa l’esistenza di condotte colpose, emergenti già dalla denuncia della zia del detenuto in data 9 dicembre 2015, il giorno dopo il triste decesso di Antonio. Accertamento autoptico che era già stato urgentemente richiesto in occasione di una integrazione alla denuncia querela presentata in data 22 gennaio 2016, anche al fine di chiarire un punto fondamentale ma incerto della vicenda, quello relativo alla esatta individuazione della causa o delle cause della morte del Fiordiso. «E’ uno di quei momenti in cui si è orgogliosi di professare l’avvocatura – è stato il commento a caldo dell’avvocato Paolo Vinci difensore della famiglia Fiordiso ed uno dei massimi esperti italiani di malasanità – il Gip dottor Carriere ha accolto ogni mia richiesta azzerando quella del PM e la sua indagine lacunosa ed inesistente. Gli ha ordinato autopsia e perizia medico legale nonché testimonianze mai effettuate. Occorre chiarire perché il ragazzo è morto e probabilmente chi, con il suo comportamento colposo, lo ha ucciso. Ora siamo sulla via maestra», conclude l’avvocato Vinci. Il GIP quindi ieri con apposita ordinanza ha disposto che nuove indagini vengano avviate e siano concluse entro sei mesi. Si procederà – così come disperatamente richiesto dalla famiglia – la riesumazione della salma di Antonio Fiordiso e la conseguente verifica autoptica e nel caso in cui ve ne fosse la necessità si richiederà il parere di una equipe medico legale meramente di scienza, per stabilire in primis la causa della morte e se vi siano delle responsabilità da parte del personale, sia sanitario che penitenziario, che ebbe in cura e custodia il detenuto. “Non vogliamo far male a nessuno nè accusare alcun soggetto – afferma Oriana Fiordiso, zia di Antonio, anche a nome del padre del ragazzo, Giuseppe – ma è palese che qualcosa non va nella vicenda. Un ragazzo di 31 anni che sta benissimo non può morire nell’arco di due mesi in quelle barbare condizioni. Vogliamo sapere cosa è successo, abbiamo il diritto sacrosanto di sapere cosa è successo. Abbiamo fiducia nella magistratura – conclude la signora Oriana – e confidiamo di avere delle risposte certe ed inequivocabili”. Le condizioni di salute di Antonio peggiorarono, inspiegabilmente secondo i parenti, nel giro di due mesi. Fu sottoposto a diversi ricoveri, sino al tragico epilogo nell’ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto, dove giunse già in condizioni gravissime con diagnosi di “Stato settico con interessamento multiorgano, polmonite a focolai multipli, grave disidratazione con insufficienza renale acuta, adenoma ipofisario”. Nel giro di poche ore il suo cuore si fermò. Leggi l’articolo Il Manifesto 7.10.16: “Caso Fiordiso, tutto da rifare. «Indagini lacunose»”
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